Cooperazione: virtù e/o gene indispensabile per migliorare

Esiste un evoluzione culturale cumulativa: quando si inventa qualcosa di efficace..in seguito questo qualcosa viene migliorato, e tutti apprenderanno in fretta questa nuova versione perfezionata. Questo avviene anche dal punto di vista comportamentale:  si eriditano pratiche comportamentali che rappresentano una sorta di saggezza collettiva degli antenati. Questo determina una sorta di “dente d’arresto” culturale (“ratchet effect“), ossia questa nuova pratica scoperta rimarrà saldamente ancorata nel patrimonio del gruppo in attesa della prossima idea che la sostituirà.

Accanto a questa evoluzione ne esiste (e si vede soprattutto nei bambini ma anche negli scimpanzè) un’altra che rientra nella filosofia dell’azione e che si manifesta in una serie di abilità e di motivazioni cooperative specie-specifiche. Nel suo libro “Altruisti nati”, Michael Tommasello  parla di “intenzionalità condivisa”, come una forma unica di cooperazione evolutiva presente nei primi anni di vita e si riferisce sostanzialmente  a processi di attenzione congiunta e mutua comprensione, e tutto poggia sugli intenti cooperativi di prestare aiuto e condividere.

Ossia le forme di aiuto spontaneo sono presenti dall’inizio della nostra nascita in questo mondo e per nascita intendo la nostra nascita individuale.

Fin dalla nascita ci sono moltissime forme di cooperazione fra bambini e fra bambini e adulti.Questo comportamento viene anche misurato rispetto ad altri primati. Ossia c’è una tendenza comunque presente verso l’altruismo. Quest’ultimo può essere poi diviso, per meglio comprenderlo, seguendo il modello economico di Felix Warneken in :

  1. Generosità rispetto alle risorse materiali
  2. Prestare aiuto rispetto ad un determinato servizio
  3. Essere informativi rispetto al condividere competenze ed informazioni

Potremmo misurare il livello di cooperazione nostro e del nostro gruppo e team, attraverso questi tre parametri.

E’ interessante notare che rispetto alla Generosità, nei bambini, un eventuale ricompensa esterna finisce per indebolire la motivazione intrinseca. E’ inoltre importante la “partecipazione empatica”o “simpatetica”..lo stare attenti allo sguardo dell’altro (ossia se un bimbo nota che l’altro bimbo ha bisogno di aiuto da un semplice sguardo di quest’ultimo).

E’ infine interessante ricordare che l’indicare (“il pointing”) è un gesto deittico particolare e proprio dei bambini ed aiuta a facilitare la condivisione delle informazioni. Anzi i bimbi traducono questi gesti (anche gli stessi “imperativi” legati ai segni) in una logica cooperativa.

Ossia alla base c’è sempre la cooperazione e la fiducia. E’ come se fosse un marcatore antico di Identità di gruppo.

Solo dopo si impara a perderla…

Anche l’insegnamento è una forma d’altruismo, basata su una motivazione d’aiuto e scambio di informazioni.

Mi rimangono le parole di  Robert Fulghum:

La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l’ ho imparata all’asilo. La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori, bensì nei castelli di sabbia del giardino dell’infanzia.

Queste sono le cose che ho appreso:
Dividere tutto con gli altri.

Giocare correttamente.

Non fare male alla gente.

Rimettere le cose al posto.

Sistemare il disordine.

Non prendere ciò che non è mio.

Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.

Lavarmi le mani prima di mangiare.

I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene.

Condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa, pensare un po’ e disegnare, dipingere, cantare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno.

Fare un riposino ogni pomeriggio.

Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri.

Essere consapevole del meraviglioso.

Ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così. I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure.

Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato, la più importante di tutte: GUARDARE.Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole Auree, l’amore, l’igiene alimentare, l’ecologia, la politica e il vivere assennatamente.

Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale, e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.

Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti , l’intera umanità prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l’ hanno trovata e di ripulire il proprio disordine.

Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo è meglio tenersi per mano e rimanere uniti”

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