Competizione Collaborativa: sogno o utopia?

Sto leggendo il bel libro di Fabrizio Pezzani: “La competizione collaborativa”. E mi sto chiedendo se sia realmente possibile….

A parte che il principio lo sposo e lo porto avanti come sostiene l’autore occorre ricordare l’intrinseca emozionalità dell’uomo che è una variabile difficilmente misurabile ed influenza ad ogni livello le decisioni umane. Questa emozionalità può fare scombinare tutto e tutti…

Occorre infine ricordarci, a qualsiasi livello, cosa si intende per “Bene Comune”, sulla cui definizione si può dare una risposta alla domanda presente nel titolo. Carlo Masini lo definisce “come una cosa che, non potendosi ottenere singolarmente da una persona, deve essere perseguita in una data situazione sociale per il bene degli uomini rettamente inteso con riferimento alle loro complementari finalità naturali e soprannaturali”.

Se partiamo da questa definizione il “Bene Comune” presenta queste caratteristiche:

  • è realizzabile solo tramite la partecipazione di tutti
  • è realizzato da una comunità sociale
  • è sentito e vissuto come uno strumento di equilibrio
  • unisce il bene comune di ciascuno in quello di ordine superiore cui pertiene
  • è realizzabile solo quando i soggetti associati sono in grado di rivedere i loro obiettivi e ricomporli nel tempo
  • è di lungo periodo, ossia durabile
  • permette ai soggetti associati di fondare comunque la loro sopravvivenza su risorse proprie
  • è realizzabile quando si affronta la realtà sempre con dinamismo creativo ed innovatore

Questa check list potrebbe essere utilizzata, opportunamente dimensionata, per associazioni, network e team interfunzionali di lavoro.

Sicuramente per andare verso questo concetto di competizione collaborativa, ci vogliono regole per risolvere le relazioni, per soddisfare nel tempo le varie categorie di interesse, per rispondere ad un vera responsabilità sociale, per essere prudenti nell’individuare e nel ridurre quei comportamenti individualistici che possono emergere nel tempo.

Occorre rifocalizzarsi sul “Bene Comune” per uscire dalla Crisi, qualunque essa sia, individuale o collettiva…

Occorrono nuovi modelli.

Occorre ritrovare anche “l’uomo interiore”.

 

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