“Essere e fare” tra intelligenza emotiva e stati emozionali positivi

La vita aziendale come quella umana è caratterizzata da incertezza, instabilità, percezione accelerata e volatile del tempo e complessità continua  che non ci permette di sostare sufficientemente su quanto riteniamo importante.

Inoltre in azienda il tema della prestazione e dei risultati è un tema molto rilevante, tanto da diventare un ingiunzione operativa.

Il “fare”e soprattutto il fare bene si riflette poi in ogni dimensione della vita.

Molto spesso  questo fare è troppo perché non si riesce ad armonizzare il tutto soprattutto quando siamo scombussolati emotivamente per qualsiasi ragione.

Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito direttive ai medici per diagnosticare la condizione di burnout (di scoppio) di fronte a situazioni decisamente non armoniche: mancanza di energia o spossamento, aumento dell’isolamento dal lavoro o sensazioni di negatività e cinismo legati al lavoro, diminuzione dell’efficacia professionale, e via dicendo.

Questi sono problemi di salute e molti di essi possono insorgere per via di funzioni errate o squilibrate del Sistema Nervoso Autonomo il grande armonizzatore delle fibre simpatiche che fuoriescono dal cranio e dal sacro e delle fibre parasimpatiche sono associate alle vertebre lombari e toraciche.

Sappiamo che l’attività nel Sistema Nervoso Autonomo e l’equilibrio tra le due branche sono fortemente subordinati alle emozioni. Per esempio, la rabbia può causare un aumento dell’attività del simpatico e la riduzione del parasimpatico. La vasocostrizione delle arterie è causata da un’iperstimolazione del simpatico che contribuisce all’ipertensione e agli attacchi cardiaci. Un fare troppo legato anche ad emozioni negative o disordinate può causare questo, o semplicemente mancanza di autocontrollo ( è noto a livello di ricerche che chi ha maggiori capacità di autocontrollo ha anche molte più possibilità di sopravvivenza senza malattie croniche nei 15 anni successivi di quelle con un basso autocontrollo)

Sovviene alla mente Etty Hillesum (1914-1943), l’ebrea olandese la cui giovane vita venne stroncata nelle camere a gas di Auschwitz. Nello squallore drammatico del campo di transito di Westerbork, annotava: «Mi basta “essere”… Troverò il coraggio di essere sola con me stessa a lungo… soltanto allora forse potrò dire di essere davvero nata». Anche  Meister Eckhart (1260 ca.-1329), il mistico renano  diceva «Vorrei soltanto essere, semplicemente… Farei meglio a tacere, e a essere».

Cosa centra “l’essere” con le aziende, luoghi di innovazione e di pressione, di espressione e di fatica?

Per dare una dimensione realistica e concreta a questo “essere” un ruolo importante su lavoro lo riveste l’intelligenza emotiva che rafforza le abilità difficili, ma non solo.

Andiamo per punti. Una prima cosa: per rafforzare le abilità difficili occorre farsi delle buone domande, ma per far sì che queste domande funzionino, occorre prima capire che cosa costituisce lintelligenza emotiva sul luogo di lavoro. Daniel Goleman, autore del libro sull’Intelligenza emotiva, analizza il concetto in “competenze emotive” che includono auto-consapevolezza, autogestione, consapevolezza sociale e gestione delle relazioni e dello stress.

Il modello EBW, derivante da Goleman, approfondisce tutto questo sul luogo di lavoro.

Un modo quindi per “essere” è riflettere su queste capacità che lavorano sulle nostre emozioni e sul nostro sistema nervoso autonomo. E praticare così una migliore leadership emotiva.

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Per dare una dimensione realistica e concreta a questo “essere” un ruolo importante su lavoro lo riveste l’intelligenza emotiva che rafforza le abilità difficili, ma non solo.

Dato che il livello di stress continua a crescere in tutto il mondo, la gente sta diventando sempre più consapevole non solo delle sue conseguenze a lungo temine (malattia cronica), ma anche di quanto la mancanza di controllo delle emozioni possa compromettere la qualità della vita, limitando la chiarezza mentale, la produttività, l’adattamento alle sfide della vita e i piaceri quotidiani.

Anche all’interno di un team di lavoro  occorre quindi sperimentare uno stato mentale positivo,
così come la riconoscenza e le attenzioni, che aggiungono ottimismo e coerenza alla vita, con un significativo incremento della nostra efficienza e del rendimento, e quindi del “fare”

Un seconda cosa per migliorare l’”essere” ed anche le prestazioni umane è un sistema pratico e semplice che aiuta le persone a raggiungere uno stato di coerenza e di maggiore armonica conmaggiore continuità, anche di fronte a fattori esterni stressanti.

E questo, attraverso molti anni di ricerca, è il sistema mBraining: una serie di tecniche
pratiche e sperimentali  per aiutare le persone a trasformare lo stress e le emozioni negative sul momento, a migliorare le prestazioni e ad accrescere la qualità della vita. mBraining come la mindfulness costituisce una risposta semplice e concreta, realistica e verificata con specifici strumenti che testimoniano il cambiamento di  percezione in modo rilevante: le persone riscontrano di riuscire a pensare in modo più chiaro, passando da una risposta inefficiente ad una reazione dinamica e creativa, coerente ed armonica.

Con la pratica sia dell’intelligenza emotiva sia del mBraining, questo passaggio può avvenire in meno di un minuto. O al massimo in dieci, quindici minuti, “so-stando”, “essendo” e facendo diversamente. In poche parole..volendosi e volendo più “Bene”.

 

Per approfondimenti:

 

http://www.e-consultant.it/corsi-eventi/mbraining-corso-base/

http://www.e-consultant.it/corsi-eventi/intelligenza-emotiva-sul-luogo-di-lavoro/

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