Credo serva soprattutto in questo nuovo anno e serva in primo luogo per me.
Direi che è una bella avventura affrontare e proporre un tema del genere, e dato che riguarda non solo la vita personale ma anche quella professionale occorre onestà, trasparenza, sincerità e lealtà: in sintesi la mentalità giusta, quella di un sano ottimismo etico. In tempi incerti, ambigui, complessi, e volatili e forse luminosi.. come questi è sempre più necessario.
Ottimismo etico con speranza e audacia, aggiungo.
Il termine etico ha differenti sottolineature: “ethos” riguarda il costume sociale, ma anche quello di una società ben ordinata e buona (quello che sostenevano gli antichi greci); etico è ciò che è buono in sé ed è anche filosoficamente parlando legato a qualcosa di superiore e che ha un senso ultimo. E se tutto questo è vero è vero perché lo siamo noi, perché ci riconduce a noi stessi , a quello che vorremmo essere veramente o diventare per noi stessi e per gli altri.
Insomma quando si parla di etica si parla di qualcosa di profondo, legato a noi, che ci rende più responsabili del nostro cammino e del nostro destino. E se parlassimo di leadership significa che ciò che chiamiamo leadership, nella sua libertà, è sempre chiamata a cose più alte.
E quando parliamo di etica, parliamo di valori, degli atteggiamenti di valore dell’uomo.
- Quali saranno i nostri per quest’anno e per la nostra vita, in cambiamento?
Se parliamo di leadership etica, possiamo parlare almeno di questi valori: onestà, trasparenza, sincerità e lealtà.
Partiamo dall’onestà (dal latino “Honestas” che significa bellezza).
- Quanto voglio essere onesto e bello di fronte a me stesso e agli altri?
- Quanto “onore” voglio avere e godere, semplicemente come buona reputazione, nel contesto sociale e professionale cui appartengo?
Dipende dalla mia volontà e anche dalla volontà degli altri. Occorre tirare sempre le fila con una speranza coraggiosa.
La trasparenza..il vedere chiaro..anche attraverso i diversi e vari codici linguistici che noi e che gli altri utilizzano …occorre il coraggio di chiedere spiegazioni e di chiarire onestamente le intenzioni.
- Quanto cerco di farmi capire e di capire?
- quanto mi sto invece giustificando…ancora?
- E sto mettendo di fronte a me una visione più ampia, orientata al bene comune?
- C’è volontà di sincero servizio, dalla quale poi tutto parte con più facilità?
Sincerità…quanto la cerchiamo nella vita e in noi stessi. Un vino “sincero” è un vino non mescolato.
Un discorso sincero è sincero quando è univoco, ossia coerenza tra il modo di parlare e il modo di sentire.
- Quanto siamo in grado di dire tutto ciò che le singole materie e i singoli rapporti esigono che venga espresso? Naturalmente evitando menzogna.
La sincerità, se fatta con attenzione, discernimento ed ottimismo è come un sapone. Lava ciò che è sporco e torbido,rende più bianchi e impone ottimismo perché ti mette a nudo , ti espone, ti mette a disposizione.
La sincerità ci fa crescere (etimologicamente deriva da questa parola..).
- Vogliamo quindi realmente crescere?
Infine la lealtà che nel medioevo rappresentava un rapporto di fedeltà fra vassalli di ordine differente. E quando una persona è leale è anche sincera ed onesta.
- Sono leale? Sono veramente leale?
Ma per evitare che sia a fini di un unico gruppo di interessi per essere veramente leale, questa “qualità morale” (perché lo è, ed è quindi legata al rapporto che abbiamo con gli altri) deve essere necessariamente orientata a qualcosa di più alto, a quello di cui tutti abbiamo bisogno oggi..la crescita del “bene comune”.
E tutto ciò che è comune (“cum munus”) è fatto insieme, è un compito fatto insieme verso un bene che è quello che desideriamo venga fatto a noi e alle persone cui siamo legati.
Il leader etico deve quindi concorre con tutte le sue azioni al bene comune, al benessere comune, con qualità morali e valoriali di onestà, trasparenza,sincerità e lealtà, ubbidendo ad un principio, che già Hans Jonas nel suo famoso libro , discuteva: “Il principio della responsabilità”.
- Quanto e come sto allora rispondendo? (il latino “respondere”)
- Quanto e come sto promettendo?
- Quanto e come mi sto impegnando? (il verbo “spondere”)
- Di cosa sono veramente, realmente, profondamente responsabile?
- E quanto sono “abile” nelle mie risposte?
E dato che tutto quello che facciamo ha impatto anche nel futuro delle nuove generazioni e di quelle che ci sono accanto, qual è allora il nostro compito o il nostro nuovo compito o quello che ci stanno affidando e che stiamo accogliendo?
A queste domande mancano le risposte che daremo nuovamente in questi nuovi 365 giorni.