Cosa significa questo tema, e cosa intendiamo? E perché lo ripropongo adesso?
Centrarsi è importante, è sempre importante, soprattutto quando si inizia un anno, una giornata, un progetto o un momento importante.
E’ un modo anche per gestire lo stress.
Tanto più forte è l’esperienza della centratura, tanto più la si può raccontare e far risuonare anche verso gli altri. E’come superare un esame: quando si fa questa esperienza e la si sente e la si vive,allora si può riproporre ancora e agli altri. E se si riesce ad “ancorarla”, ossia a sottolinearla a livello gestuale ed emotivo, diventa uno schema e/o un abitudine che si può riproporre in ogni momento della giornata.
Personalmente preferisco una centratura di prima mattina, anche se prima di coricarsi ha grande beneficio. Qualsiasi altro momento della giornata può però essere buono per centrarsi.
Ognuno dovrebbe avere un proprio modo per centrarsi, perché i benefici sono enormi. Ci sono determinate formule e regole che è meglio seguire per avvicinarsi a questo stato. E se la centratura prevede l’utilizzo del corpo tanto meglio perché la pigrizia del corpo deve essere contrastata e riallineata.
Infatti, quando si riflette sul questo tema ci sono trova anche spiazzati o in difficoltà perché si spalancano le porte del territorio del “Sì,ma”.
Ad esempio
- “Sì..l’ho fatto …ma poi non sono riuscito a mantenermi centrato..”
- “Sì mi è utile ma non ho costanza ‘
- “Si la centratura serve ma occorre ben altro”.
La centratura ed il centrarsi è un momento di apprendimento ed “apprendere significa riordinare la libreria o liberarsi di tutte le cose inutili e proseguire nel cammino più leggeri?” (Paulo Coehlo)
Senza entrare in spiegazioni possibili ed ulteriori del termine, mi piace pensare,almeno in questo articolo, alla centratura ed al centrarsi, come forme e modalità legate all’equilibrio, al nostro equilibrio.
Per ricordarci il nostro sistema dell’equilibrio fornisce il senso di orientamento nello spazio.
Il suo organo sensoriale è l’apparato vestibolare (tre canali semicircolare situati nell’orecchio interno) che ci dice quando siamo in posizione eretta ed in che modo la gravità agisce sul nostro corpo.
Quindi la centratura è legata all’equilibrio e ogni movimento richiede un adeguato aggiustamento del corpo. Se il nostro baricentro cambia, dobbiamo cambiare (e spesso lo facciamo in modo involontario) una parte ben precisa del nostro corpo che si deve disporre adeguatamente.
In questo momento siamo centrati, siamo in equilibrio?
E se non lo siamo perché?
Le domande possono essere anche molto pratiche:
Sto respirando bene?
Ho fatto quella camminata regolare che mi ero ripromesso di fare?
Mi sono rallegrato oggi?
Adesso, ora, è sempre un buon momento per fare il punto su dove stiamo andando, se siamo centrati a noi stessi e agli altri e se lo stiamo facendo con dispendio di energie o meno, e dato che il nostro tempo su questa terra è sacro, lo dobbiamo celebrare bene come ogni momento. La centratura ed il centrarsi è uno di questi momenti di celebrazione.
Se dovesse rispondere in questo momento il mio maestro di Tai chi, risponderebbe che non c’è una corretta geometria delle forme, ossia c’è qualcosa che non è nella posizione corretta (è troppo da una parte o troppo dall’altra, oppure la sinistra – il braccio o la mano sinistra-che non aiuta la destra –il braccio o la mano destra) oppure manco di pienezza, di giusta distanza delle mie braccia dal bacino e dal mio corpo e non ho le braccia ch avvolgono la “sfera” che è di fronte a me).
Tante volte mi sono chiesto cosa significasse nella realtà quotidiana, il non avere pienezza o l’aver perso la corretta geometria delle forme (ad esempio il piano di sopra del corpo che va in modo autonomo e poco coerente con il piano di sotto del corpo).
La domanda che mi sono fatto più volte è :“Dov’è il tuo baricentro? Anche nella tua vita dove è il punto che guida le tue intenzioni?”
E quante volte , sempre dal punto di vista dell’esercizio, del movimento e della forma, mi sono sentito rispondere…: “Non perdere la pienezza”, ormai per me sinonimo semplice di centratura, di coerenza e di armonia (e un conto è scriverla, un conto è praticarla)
Se dovessimo invece tornare all’apparato vestibolare, una cosa che dobbiamo sapere è che è strettamente connesso con il sistema visivo.
Se vediamo bene, siamo più confidenti nell’equilibrio, e quindi nella centratura. Sempre utilizzando la metafora della nostra vita, le domande cui dobbiamo rispondere sono due: “Cosa stiamo vedendo? E cosa non stiamo vedendo?”.
Più semplicemente: “ A cosa non sto facendo attenzione?”
Bene, per centrarsi, possiamo dire che occorre vedere, e quindi fare attenzione a queste quattro cose:
- Attenzione a quello che ti passa per la mente
- Attenzione ai messaggi del corpo
- Attenzione al respiro
- Attenzione allo stato d’animo
- Per la prima meglio focalizzarsi su quanto è importante all’interno della nostra scala di priorità. Evitiamo pensieri negativi, giudicanti, cinici o mossi dalla paura. Mettiamoli per iscritto e rivediamoli positivamente. Cogliamo i messaggi e le parole ricorrenti. Facciamo pulizia ed ordine.
- La seconda cosa è sentire, ascoltare quello che ci dice il nostro corpo .Sonno, stanchezza, pesantezza, fame, appetito, astinenza, desiderio di movimento. Assecondiamolo con attenzione e sobrietà.
- Quindi la respirazione. Respiriamo profondamente e per almeno 3 minuti per almeno 3 volte al giorno per 3 minuti (regola del 333). O prendiamo degli strumenti di biofeedback che ci permettano di seguire e/o misurare la nostra coerenza cardiaca.
- Infine diamo retta solo alle cose che ci aiutano a migliorare il nostro stato emotivo (musica,attività fisica scrittura, gioco, amore, divertimento positivo, ecc).
Ricordiamoci poi che “noi non vediamo con i nostri occhi, ma vediamo con il nostro cervello”. Questa affermazione va contro il senso comune secondo cui vediamo con i nostri occhi, udiamo con le orecchie, percepiamo i sapori con la lingua, e gli odori con il naso e sentiamo con la pelle.
Ma non è così. La questione è più complessa. Ogni area del cervello costituisce un processore plastico, connesso tra loro e capace di elaborare una varietà inaspettata di input sensoriali.
Picasso diceva : “Tutto ciò che sei capace di immaginare è reale”. Avere anche “una visione tattile” e ricordarci che il cervello ha una sua vitalità, flessibilità e adattabilità a nuovi stimoli e segnali cerebrali è importantissimo. In sintesi il cervello si riorganizza e si trasforma.
E se si riorganizza lui (il cervello) possiamo riorganizzarci e trasformarci anche noi. Basta provare qualcosa, fare una “nuova esperienza sensoriale”. In poche parole occorre ricordarci che siamo un sistema aperto più di quanto immaginiamo, e che “occorre prenderci cura di”.
“I care of”. Io mi prendo cura di…, anche se si tratta di un recupero tardivo di qualcosa che abbiamo dimenticato o non stiamo facendo più da tanto tempo. Facciamo la lista delle 10 cose di cui dobbiamo prenderci nuovamente cura.
Facendo così miglioreremo le capacità emotive dei confronti di noi stessi e degli altri.
Occorre quindi motivarci ad introdurre nella nostra abitudine quotidiana, un esercizio o più esercizi di attenzione e di cura che si avvicino il più possibile alle attività abituali che stiamo conducendo (e quindi ci sia utile, anche in termini molto concreti).
Ricordiamo infine che ogni modificazione biologica segue momenti di apprendimento e momenti di consolidamento. Quindi occorre iniziare a fare, e poi costantemente perseverare, a lungo per consolidare.
Ricordiamo che i nostri sensi possono essere “ricablati” e tutto può essere ricentrato.
Possiamo “collegare di nuovo qualunque cosa”.
Facciamolo di nuovo e facciamolo con un sorriso.
Così facendo ri-costruiremo un “cervello migliore”, o almeno possiamo iniziare a provare.