Per trovare soluzioni non parziali, occorre facilitare il dialogo e coinvolgere più soluzioni. Più soluzioni portano a una visione positiva e più accurata della situazione futura. Coinvolgere più soluzioni significa facilitare ossia cooperare con persone (attori) che possono comporre una soluzione più complessa, più idonea, più condivisa, più partecipata del problema.
Si tratta sostanzialmente di rispondere a queste importanti domande di base:
• Perché il progetto (scopo di quello che stiamo facendo e discutendo) è importante?
• Perché c’è bisogno del progetto?
• Che cosa il progetto consegnerà ai partecipanti?
• Che cosa realizzerà il progetto?
• Che cosa è necessario per realizzare il progetto?
• Quanto costa il progetto?
• Che cosa si apprenderà?
• Che cosa faranno gli assistenti di questo progetto?
• Che cosa è necessario trasferire?
• Quali saranno i costi di apprendimento?
Per raggiungere questo obiettivo e darsi delle risposte efficaci, occorre accordarsi e creare una struttura che faccia sentire “partner”, compagni di viaggio operativi, propositivi e positivi, orientando sempre il lavoro insieme verso la ricerca di opportunità e benefici condivisi. Occorre inoltre ricordarsi del “senso complessivo” di quello che si sta facendo.
Il presupposto è concedersi il tempo e la fatica di comprendere insieme le ragioni importanti che ognuno di noi porta rispetto a un problema e rispetto anche alla sua soluzione.
Naturalmente occorre chiarire i propri punti vista e quindi occorre un facilitatore esperto, aperto al dialogo e alla revisione di ciascun contributo, e una buona struttura metodologica di supporto.
Questa struttura metodologica deve disegnare un progetto di apprendimento reciproco, di indagine e condivisione: il tutto può avvenire attraverso la distribuzione e la raccolta di “cartoncini” o post iti fra i partecipanti, cartoncini usati in ciascuna fase della metodologia e riutilizzati e riordinati coerentemente dal facilitatore del workshop.
È proprio in questi termini che nasce la progettazione partecipata attraverso diverse metodologie aperte e strutturate di tecniche di facilitazione, rispetto a progetti e iniziative complesse.
Il tutto parte da una serie di workshop, di “brainstorming” con una specifica struttura:
• un workshop di analisi dei problemi dove si decide insieme come risolverli;
• un workshop di progettazione operativa per capire la fattibilità tecnica ed economica dell’iniziativa: può essere un workshop più tecnico (di riformulazione).
E quindi una buona facilitazione secondo gli standard IAF (International Association of facilitators)