“Cominciare da se stessi: ecco l’unica cosa che conta…
Bisogna che l’uomo si renda conto innanzitutto lui stesso che le situazioni conflittuali che l’oppongono agli altri sono solo conseguenze di situazioni conflittuali presenti nella sua anima,e che quindi deve sforzarsi di superare il proprio conflitto interiore per potersi così rivolgere ai suoi simili da uomo trasformato, pacificato, e allacciare con loro relazioni nuove…
Quando l’uomo ha trovato la pace in se stesso, può mettersi a cercarla nel mondo intero”
(Martin Buber, Il cammino dell’uomo).
Se iniziamo con questa introduzione per farci riflettere sui conflitti, la loro gestione e trasformazione, aggiungo allora anche questa frase...
Quella che io chiamo l’elaborazione sana e intelligente dei conflitti ha a che fare con una buona educazione sentimentale. La paranoia, la guerra, l’aggressività, la prepotenza, hanno a che fare, al contrario, con quello che si potrebbe chiamare analfabetismo in materia di sentimenti. Vale a dire una difettosa coniugazione del verbo “amare”. (Luigi Pagliarani)
E qui concludo.. al momento inutile aggiungere. Ascoltiamo.
Concordo pienamente.
La propria tranquillità è alla base della gestione dei conflitti. E come suggerisci fra le righe nell’ultima frase, la capacità di ascolto è un altro elemento fondamentale. Da qualche tempo porto avanti un progetto sull’uso delle Arti Marziali come metafora, fra l’altro, per la gestione della negoziazione e dei conflitti. I due punti di cui sopra (tranquillità e ascolto) sono alla base del lavoro che ho svolto a tal proposito. Questo è un articolo che ho scritto tempo fa a riguardo: http://tinyurl.com/29c3h3g. Mi piacerebbe avere la tua opinione.
A presto,
Walter
Concordo su quello che dici. L’integrazione è importante fra “arti e mestieri”. Utilizzo anche io l’Aikido ed altri modelli. Gian Carlo