Enneagramma ed Intelligenza emotiva: conoscersi per cambiare

Molto tempo fa il mullah Nasruddin cercava a carponi qualche cosa in un vicolo della piazza del mercato. Stava cercando la chiave della propria casa. Un amico si unì a lui alla ricerca di quanto aveva perso. Trascorso parecchio tempo senza alcun successo, l’amico pensò di chiedergli: “Sei sicuro di averla persa qui?” Al che, Nasruddin rispose: “No, sono sicuro di averla persa a casa”. Allora, perché la stai cercando qui?”. “C’è molta più luce qui”, spiegò il Mullah.

Questa famosa storia è alla base del libro sull’Enneagramma e l’Intelligenza emotiva di Mario Sikora e Robert Tallon che stiamo promuovendo in questo momento.

Qual ‘ è il senso della storia?

Molto spesso cerchiamo ciò che è importante per noi, nel posto sbagliato ed allora nascono le nostre insoddisfazioni.

Un aiuto ci può venire sia dalle nostre emozioni  (se siamo capaci di ascoltarle e di discernerle) e sia dalla risposte a queste importanti  e primarie domande: “Chi sono io?”, oppure “Tu chi sei?”

Sono domande , queste, sull’identità di noi stessi e sull’identità di un’altra persona, che, insieme alle nostre emozioni, aprono una via all’interiorità.

Sono domande che, se prese e poste sul serio, ci fanno sperimentare gli stessi interrogativi: “Chi pensiamo di essere?, Quale definizione  diamo di noi stessi?”

Il cardinale Carlo Maria Martini, in un articolo dal titolo la “Meraviglia di un incontro”, lo sottolinea chiaramente: “Di fatto, noi vorremmo conoscere a fondo cosa muove il nostro fratello o sorella ad agire in un certo modo. Questo rifluire della domanda su noi stessi ci coglie soprattutto quando interroghiamo le persone che ci sono care o con cui abbiamo una comunità di vita. Quando poi si tratta di qualcuno da cui dipende la nostra vita  e il nostro futuro, questa ricerca può assumere anche un carattere drammatico”.

Infatti  è proprio quando viviamo il dramma, comunque lo intendiamo a livello emotivo (problemi sul lavoro o in famiglia),  che queste domande risuonano dentro di noi.  E allora chi chiediamo, forse .”Perché abbiamo cercato la luce propria qua?”, come direbbe il mullah..

Questo libro sull’intelligenza emotiva e l’Ennegramma  risponde a questa domanda nel titolo: “Conoscersi per cambiare”. Occorre conoscersi per cambiare. E se non ci conosciamo sufficientemente non saremo mai in grado di vivere bene, perché saremo “preda” delle nostre passioni e di quelle degli altri. In buona sostanza, commetteremo più errori.

Nel suo sottotitolo “Riorientare la propria vita ed interpretare quella degli altri” ci prospetta invece alcune indicazioni di percorso, che personalmente faccio mie quando tengo corsi sull’Intelligenza emotiva e sull’Ennegramma,  ad esempio:

  • facciamo lavorare intenzionalmente per noi stessi le nostre emozioni, utilizzandole come sussidio per guidare il nostro pensiero e il nostro comportamento: svilupperemo così la nostra COMPETENZA EMOTIVA
  • focalizziamoci su alcune componenti di questa competenza (quelle componenti emotive che possiamo migliorare) per diventare più flessibili ed adattare quei comportamenti personali ed organizzativi adatti al cambiamento che stiamo vivendo.

L’ antico modello dell’Enneagramma ci aiuta a sviluppare al meglio questa Intenzione e questa Focalizzazione perché ci rappresenta al meglio, soprattutto svela gli automatismi della personalità e le strategie che ne conseguono, e quindi ci evidenzia diverse strade e possibilità di miglioramento.

E’ una bussola.

Anzi ci permette di definire quei percorsi di Benessere Produttivo® che si realizzano quando diamo risposte differenti rispetto alle nostre “risposte automatiche”, percorsi che ci ri-orientano e ci fanno fare nuovi incontri con noi stessi e con gli altri.

Ci sono due messaggi chiave che provengono anche dalla lettura di questo libro.: “Lasciarsi attraversare”  e  “Lasciarsi condurre”  dalle persone con cui ci relazioniamo.

“Lasciarsi attraversare”  dall’altro significa maggiore consapevolezza  di noi stessi e dell’altro, insieme alla capacità di meravigliarsi. Quindi essere disponibili ad andare oltre , oltre noi stessi, con tutta l’autenticità che serve!

“Lasciarsi condurre” dall’altro invece riguarda l’azione che ci lasciamo fare dall’altro per il nostro bene, assumendocene la responsabilità.  Questa azione deve essere orientata al nostro “bene” personale e/o professionale. E per scoprire cosa è il nostro vero bene, occorre nuovamente consapevolezza .

E’ questo il principio di “Awareness to action”: dalla consapevolezza all’azione.

In tutto questo  occorre però essere  “ben” disposti  alla relazione, comprendendo veramente che l’incontro è un’opportunità di crescita e di confronto, su diversi livelli.

E tutto questo diventa, in una sola parola, accettazione seria e responsabile di noi stessi e degli altri, dei loro punti di forza e debolezza, e della realtà tutta anche nelle sue manifestazioni meno appariscenti, ma pur sempre vere.

Per un approfondimento anche per l’incontro con Mario Sikora, si veda la metodologia “Awareness to action” che utilizziamo anche nel coaching e nel counseling.

 

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