Formare, nella sua accezione etimologica, significa dare forma, plasmare, secondo un modello determinato, usando i mezzi necessari ed idonei al raggiungimento del fine.
Nel mio caso, e lo confermo, il formare che per me è un facilitare, riguarda l’uomo, come essere perfettibile fino al termine della vita mediante l’educazione, l’insegnamento, la facilitazione e l’esempio.
A fronte dell’esaltazione di un individualismo referenziale (“l’uomo basta a se stesso”), la vera formazione e facilitazione che, non è altro che educazione deve suscitare un nuovo desiderio di “vivere”.
La vita in effetti è una sorta di incontro fra l’essere ed il fare.
Ma cosa esige la formazione nel formatore?
Dal punto di vista psicologico:
- maturità, equilibrio, padronanza di sè
- apertura al dialogo
- capacità di utilizzare l’appreso e di trasmetterlo
- attitudine al lavoro di equipe e al “cooperative learning”
- resilienza
Dal punto di vista culturale:
- conoscenza e competenza nelle materie trasmesse
- competenza e conoscenza nella metodologia e nel processo
- conoscenza e competenza di comunicazione e relazione efficace
- interesse all’aggiornamento
Dal punto di vista spirituale
- presenza
- discernimento e rettitudine
- preghiera
- fedeltà al carisma
- testmonianza di vita
In sintesi come è stato ribadito nell’ultimo convegno della CEI a Genova, “educare è essere testimoni credibili”.