Cosa significa essere presenti oggi?
Oggi, molti non sono nemmeno presenti a se stessi, non sono presenti fra le persone che sono accanto a loro, non sono presenti né a casa né al lavoro. Le persone sono abbastanza disconnesse.
Eppure Tutto è nel presente.
Allora queste persone dove sono? Dove siamo..anche noi?
Per rispondere a queste domande, proviamo con qualche prima risposta.
Una prima risposta all’essere presenti è la Meditazione. Una meditazione che va oltre la semplice preghiera. Una meditazione che parte dal “Sentirsi piantati” (le parole sono adatte) nel proprio terreno (come se fossimo delle piante) ed il nostro terreno è dove siamo adesso (la nostra casa, la nostra stanza, quel luogo in cui adesso siamo). Mentre stiamo “meditando” occorre sentire cosa il nostro corpo ci sta dicendo, cosa la nostra mente sta dicendo..sentire il nostro passato, presente, futuro..e se notiamo che c’è una guerra, va bene perchè c’è un cambiamento..e quindi,stando presenti a noi stessi, possiamo riflettere su quello che ci sta accadendo e quindi sentendo “l’ora”, il momento presente possiamo “catturarlo” ricordandoci la sua importanza e ringraziandolo. Occorre ringraziare ed accettare sempre: è questo il segreto per essere presenti, ed andare oltre, nonostante…..(tutto, le malattie, la vecchiaia, la stanchezza, le ombre reali o meno che sono attorno a noi). E poi dopo aver fatto questo ci possiamo fare questa domanda: “Ho qualcosa cui posso contribuire ora?” Magari sarà un progetto, una persona, una situazione che richiede la nostra presenza, il nostro supporto ed il nostro aiuto.
Attraverso la “Presenza”noi ci riascoltiamo ed ascoltiamo meglio la nostra interiorità ed il mondo che ci circonda.
Anzi apprendiamo di più, perché non solo ci colleghiamo al nostro passato, meditando, ma ci colleghiamo anche al nostro futuro: possiamo imparare dal futuro che emerge (lo possiamo sentire). Entriamo cioè in un tipo di conoscenza che è solo dentro di noi, quel tipo di conoscenza che appartiene ai mistici, ai visionari ed è l’essenza degli imprenditori, perché se quello che si sente dentro è vero, non puoi non realizzarlo.
La presenza ed il fatto di essere presenti cattura infatti l’essenza della realtà, l’essere presenti ci permette di stabilire e di vedere la nostra impronta all’interno dei vari fenomeni e situazioni della nostra realtà. L’essere presenti ci permetter di recuperare la nostra percezione con il nostro vero Sé, riferito alla natura, agli altri ed al contatto con noi stessi
E qui si apre un’altra porta, la porta della Presenza di Dio, accanto a noi, un Dio Padre che ci vuole bene e sul quale possiamo sempre contare. Il vero protagonista è Dio, sempre e comunque, ed il suo nome è “Jhwh” (Es. 3, 14)_: significa “Io sono colui che sono”. Detto in altri termini è “Colui che è, ossia che c’è, è presente, accanto a noi, che sta dalla nostra parte, che è insieme a noi”. Un Dio che ascolta (“Shemà”). E la sua presenza come nell’Esodo è una presenza fatta da doni (l’acqua, la manna, la vittoria contro i nemici), fatta da parole (i dieci comandamenti), fatta da alleanza e fatta da pasqua (passaggio).
Dio è presente, nella meditazione e nella preghiera, ed in ogni momento della nostra vita: ci sta accanto e “parteggia” per noi. Ci guarda e si interessa di noi, vede nel segreto (Mt. 6, 16-18), ci capisce e ci conosce, perché ci ama, e sa che valiamo più degli uccelli del cielo (Mt. 6, 25-34). Come un padre ed una madre ci guarda sempre, ci vuole bene…nonostante, ed ha un grande amore provvidente.
Essere presenti significa dunque essere e rimanere presenti a Dio, sentirne la sua Presenza dentro di noi, e sentirne la Presenza fuori da noi. Significa rimanere “connessi”, attraverso la nostra intelligenza spirituale, e soprattutto il nostro cuore.
Dio è vicino, è proprio accanto, è con noi e questo non può non provocare stupore (“Qual è quella grande nazione che abbia gli dei così vicini, come Jhwh nostro Dio è vicino quando noi lo invochiamo? “(Dt. 4,7).
Se non abbiamo questo stupore, non siamo presenti e soffriamo di “sklerosìs”, la sclerosi usata nella medicina come parola che chiude arterie e vene e che nella Bibbia viene indicata come “durezza del cuore”.
Allora in questo periodo per stupirci abbiamo bisogno di vedere e percepire “doni”, sentire ed ascoltare nuove “parole”, stringere e rinnovare “alleanze” feconde e vivere e passare la nostra “Pasqua”.
Per ritrovare la presenza occorre ritrovare anche noi stessi ed il nostro nome, perché se ci ricordiamo “chi siamo” siamo presenti a noi stessi e se ricordiamo anche il nome di Dio, o meglio i suoi nomi, entriamo in una relazione migliore con lui. I nomi aiutano (tutti i nomi) aiutano ad incontrarlo, a parlare con lui, e indicano sempre “qualcosa più in là”, una soglia di mistero e di stupore.
A parte diverse combinazioni “Elohim”ricorre nell’Antico testamento 2600 volte, quindi “Jhwh” 6830 volte, quindi “Adonaj”, infine “Kyrios” e poi “Abbà”. Si va cioè dal “Dio potentissimo, altissimo ed eterno”, al “Dio salvatore”, al “Dio signore”, al “Dio padre”, fonte di vita e di relazione filiale che l’uomo ha con Dio.
Il nome di Dio, simbolo della sua presenza, se evocato, si carica di significati ad ogni nuova situazione ed esperienza con lui. Ed il nostro respiro quotidiano (sì quel respiro quotidiano mentre mangiamo, dormiamo e lavoriamo e preghiamo) è una delle connessioni forti che abbiamo con lui (è grazie al suo spirito “ruah” e al suo respiro “neshamah” che noi viviamo. “Lo spirito di Dio mi ha fatto , ed il soffio dell’Onnipotente mi ha dato la vita” (Gb.33, 34, 14-15))
Se respiriamo siamo già alla Presenza di Dio.
E se volessimo continuare ad essere presenti in Dio, occorre lodarlo e riconoscerlo, come San Francesco nella sua “Laude all’Altissimo Dio” (carta che diede a frate Leone): “Tu sei santo…tu sei il bene…tu sei amore,carità.. tu sei pazienza, tu sei bellezza….tu sei la nostra speranza..tu sei la nostra eterna vita…”.
Di fronte a questo magnifico canto d’amore e di Presenza, possiamo aggiungere solo: “Tu sei Presenza e sei la nostra presenza”.
Se ritroviamo, quindi, questa presenza, ritroveremo allora il nostro “spazio bianco” ossia quello spazio che ci permette, finalmente, di “…creare… nuove tutte le cose”.