Facilitare le interpretazioni, creare nuove mappe e territori di relazione

“Per cominciare vorrei fare con voi un piccolo esperimento”, afferma G.Bateson nel suo libro Verso un’ecologia della mente, “Alzi la mano chi crede di vedermi. Vedo molte mani alzate…Naturalmente, voi non vedete “realmente”me: quello che voi vedete è un mucchio d’informazioni su di me, che voi sintetizzate in un’immagine visiva di me. Voi costruite quell’ immagine”

Allora quello che è nella nostra testa, condiziona la relazione?

Evidentemente sì: i nostri punti di vista sono postazioni differenti per osservare il mondo.

Le persone conoscono il mondo attraverso esperienze, ma dentro i loro cervelli non hanno il mondo in sé, come cosa concreta, bensì hanno “rappresentazioni”, in altre parole simboli, pensieri e relative sensazioni emotive.

Talvolta o spesso non ci capita di vedere la realtà così com’è, ma attraverso le nostre rappresentazioni mentali o modelli mentali.

Questo avviene nella comunicazione e nella relazione e nell’apprendimento. Occorre facilitare la comprensione di queste rappresentazioni. Si rischiano enormi fraintendimenti sopratutto quando non si riesce a comunicare o lo si fa male o ci si dimentica di farlo.

Le rappresentazioni mentali sono immagini interne profondamente radicate del modo in cui il mondo funziona, immagini che ci limitano a modi familiari ed abitudinari di pensare ed agire, ripetizioni a classificare subito le cose, impressioni o prime impressioni.

I modelli mentali influenzano quindi ogni nostra percezione e, conseguentemente, ogni nostra azione e decisione.

Sono presenti anche dei principi sistemici: il primo principio, forse tra i più significativi, è che qualunque cambiamento avviene in uno degli oggetti che appartengono al sistema questo comporta una variazione in tutte le parti e nel sistema.

E’ una reazione di causa-effetto ma a catena circolare, ossia tutto torna indietro come un boomerang. E’ un principio di retroazione.

Ossia non ci sono solo le condizioni iniziali a fare scatenare un evento, ma è tutto il processo che ne può modificare gli esiti.

Dobbiamo ragionare secondo il principio cibernetico dove non esistono solo nessi causali lineari (come molto spesso nel nostro comportamento e linguaggio crediamo che sono presenti), ma nessi circolari. E’ un effetto domino circolare.

Quale è il nostro in questo momento?

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