Per parlare di Team Coaching ad alte prestazioni in modo appropriato occorre parlare di “potenziamento efficace di un team ad alte prestazioni”.
A tal fine ogni buon coach deve conoscere sia gli elementi essenziali del Team sia essere capace di valutare l’efficacia dell’azione del Team stesso.
E’ importante per il coach essere in grado di far comprendere gli obiettivi del team in maniera allineata, quindi essere anche capace di far definire in maniera chiara il ruolo di ciascuno nel team ed infine concordare con ogni singolo membro sui modi per collaborare in vista del conseguimento degli obiettivi.
Il compito risulta non semplice perché ad ampio spettro e per farlo bene occorre anche una definizione dei processi svolti da ogni singolo componente del team ed una esercitazione delle capacità del singolo
Nelle esperienze in azienda di team coaching efficace rivolto a “Team ad alte prestazioni” sia al coach sia ai coachee presenti viene richiesto necessariamente anche di:
- condividere e applicare le tecniche basilari per influenzare gli altri
- comprendere e concordare le tecniche basilari per gestire i conflitti
- applicare un’ampia gamma di tecniche di comunicazione per supportare il lavoro efficiente del team
- valutare l’efficacia del team, adottare/consigliare le azioni appropriate
- utilizzare il tempo del team in maniera più efficiente.
Una roadmap diventa quindi necessaria, con i passaggi seguenti:
- Generare comprensione
- Fare emergere una finalità e la direzione
- Evocare, consolidare e promuovere il contributo personale
- Far descrive il processo di interazione e di influenza reciproca
Per rendere veramente efficaci questi passaggi si possono, anzi, si devono realizzare alcune condizioni esperienziali con l’ausilio di specifici strumenti (es: METALOG® Training tools) potenzianti l’effetto del Team Coaching.
La prima condizione è che l’apprendimento sia un PROCESSO DI STIMOLO: gli strumenti stimolano il processo di coaching attraverso TUTTI I NOSTRI SENSI. In questo modo sottolineando aspetti sensorialmente basati (vista, udito, tatto, etc), la “performance” viene vista e percepita a 360° da tutti i coachee.
La seconda condizione è che l’intervento di coaching sia AMPLIFICATORE DI APPRENDIMENTO, e per fare questo a parte l’abilità e l’energia del coach che diventa anche facilitatore, occorre che si lavori con METAFORE ESPERIENZIALI PRECISE, condivise all’inizio o alla fine del processo stesso.
Ma cosa è una metafora di interazione?
Raccontiamo ad esempio questa storia:
“Il mullah, un predicatore, era conosciuto nel villaggio per le sue abilità magiche nel guarire le persone. Un giorno, mentre era seduto davanti a casa sua, gli si avvicinò un mercante in viaggio e gli disse: “Grande mullah, provo una grande sofferenza, per favore mi aiuti. Per tutto l’anno viaggio con il mio asino di villaggio in villaggio, vendendo i miei beni e guadagnandomi il pane quotidiano. Sono infelice, vedo raramente mia moglie e i miei figli ed essi mi mancano molto.
Quando torno a casa non riesco a vederli a sufficienza ed ogni volta mi riprometto di non abbandonarli più. Questa, tuttavia, è solo un illusione, perché devo sempre riprendere i viaggi per vendere i miei prodotti. Quando sono via conto i giorni dopo i quali li riabbraccerò di nuovo”. Senza dire una parola, il mullah prese una brocca colma di noci dolci e le offrì al mercante.
Affondando la sua mano nella profondità della brocca, il mercante, avidamente, provò a prendere quante più noci riuscisse. Quando provò a tirare fuori la sua mano piena di noci, non riuscì a farla passare dallo stretto collo della brocca. Ci provo e ci riprovò, ma più violentemente cercava di liberarsi dalla morsa e più la sua mano si incastrava dolorosamente. Il mercante, guardò il mullah in cerca di aiuto. Il mullah, con un gesto del capo annuì consapevolmente e chiese “Vuoi liberarti dal dolore?” Il mercante lo implorò: “Si per favore, mi aiuti, faccia in fretta!” Il mullah replicò: “Rimetta la mano nel fondo della brocca, la apra e lasci andare tutte le noci!” Il mercante così fece. Lasciò andare tutte le noci ed estrasse la mano finalmente libera. Avendo sperato di assaporare la dolcezza delle noci, il mercante disse: “E cosa ne è delle noci?”. Sorridendo saggiamente il mullah prese la brocca, la capovolse e ad una ad una, ripose le noci nelle mani aperte del mercante.
Il mercante era confuso. Chiese “è un mago lei?” e il mullah rispose: “per niente, e tuttavia ho imparato che se si mantiene un equilibrio tra trattenere e lasciare andare, alla fine si avrà di più di entrambe!”
A testa alta e con un ampio sorriso, il mercante prese il suo asino e proseguì il suo viaggio.
Le metafore di interazione “traducono” una situazione specifica ad un livello diverso.
In termini di ipnoterapia stimolano un processo di ricerca trans derivazionale.
Questo significa che le persone cercano il significato intimo della metafora, basandosi sui propri modelli della realtà. La struttura della metafora definisce la struttura del processo di ricerca. Tutte le metafore di interazione sono un invito al cambiamento del proprio punto di vista. Sotto forma di un nuovo filtro della realtà, propongono nuovi modi di vedere, ascoltare e percepire.
Il mullah era consapevole di questo ed utilizzò una metafora di interazione per permettere al mercante di modificare la propria logica da “oppure/o” a “non solo/ma anche”.
In questo senso, molte delle classiche attività a sfondo esperienziale sono metafore di interazione, allegorie dove occorre focalizzare l’attenzione dei partecipanti su una seconda realtà o realtà professionale collegata, contenente gli aspetti del divertimento che sono messi in gioco.
In tal modo gli strumenti amplificano la voglia di sperimentare capacità ed azioni nuove ed è proprio questa voglia che possiamo tradurre in VOLONTA’ DI CAMBIAMENTO che comincia con l’aiuto del coach, a stabilizzarsi e a consolidarsi.
Oltre a ciò, le differenti situazioni che si creano attraverso le attività esperienziali proposte nella “roadmap” permettono ai partecipanti di portare allo scoperto il loro COMPORTAMENTO AUTENTICO, il comportamento che mostrano nella vita quotidiana
La terza condizione è che, grazie agli strumenti adottati, si possa facilitare il TRASFERIMENTO DI COMPETENZE NEL MONDO REALE.
Le esperienze così fatte (“sperimentate”) durante il Team coaching possono essere facilmente trasferite dai partecipanti nella loro vita quotidiana, focalizzando le competenze da sviluppare o da integrare.
La quarta condizione è che il processo di coaching divenga un vero e proprio intervento di formazione esperienziale ma a livello sistemico, ossia sia un INTERVENTO SISTEMICO, dove ogni strumento adottato ha il suo vero significato proprio come mezzo di intervento in un sistema più complesso che può e deve essere descritto e collegato dal coach stesso all’interno del gruppo di lavoro. E’ infatti al POLICONTESTUALITA’ dell’intervento che deve essere rafforzata, facendo riferimento anche a “sistemi differenti” che possono essere collegati o ricevere l’impatto da parte dell’esercizio svolto.
La quinta condizione fondamentale è che il processo di coaching deve CREARE STATI POSITIVI facilitando stati emozionali positivi.
Insieme ai partecipanti, gli strumenti utilizzati ed adottati devono supportare il leader o il coach del gruppo nell’attivazione delle risorse, nella promozione dei feedback e nella creazione di un ambiente positivo per l’apprendimento.
Accanto a queste condizioni ci sono QUATTRO fasi generali, che possono essere viste come fasi di potenziamento dell’intero processo.
1) FOCUS IS THE GAME
2) TRANSFER
3) DEVELOP
4) CREATE CHANGES
La prima fase è quella del FOCUS: ossia focalizzarci sul gioco o attività di apprendimento esperienziale, come descritto precedentemente. In questa fase si gioca, si sperimenta, si cerca di raggiungere insieme l’obiettivo.
La seconda fase è quella del TRASFERIMENTO: è una fase di transizione verso la realtà, ossia è il momento in cui il coach costruisce e fa costruire il ponte metaforico, dall’esercizio alla realtà quotidiana sia personale sia professionale, attraverso domande e confronti nel gruppo
La terza fase è quella dello SVILUPPO, che è la fase di coaching vero e proprio. E’ il momento in cui attraverso riflessioni mirate su ciò che è andato bene o andato meno bene, si declinano quelle competenze COGNITIVE, RELAZIONALI, REALIZZATIVE che devono essere sviluppate e si pensa anche al “come fare”.
La quarta fase è quella del CAMBIAMENTO, ossia il momento della creazione del cambiamento.
Da un lato in molti esercizi il cambiamento di per sé è inconsapevole, ma viene stimolato dalla riflessione della fase precedente.
L’esercizio fatto diventa quindi un importante ancora di cambiamento perché ha generato movimento interno (interiore) ed esterno (esteriore) nel Team.
Il movimento è soprattutto EMOTIVO.
Occorre quindi una discussione guidata su come è andato l’esercizio ed il progetto, su come è stato vissuto a livello emotivo, su come ci si sente, su quali emozioni sono emerse e su quali ulteriori commenti ci possono essere per un risultato diverso e positivo, sia individuale sia di Team.
E’ importante infine per il coach sottolineare come un’azione specifica chiara possa influire sull’efficacia dell’azione del team. Questo permette anche una buona revisione delle prestazioni correnti del team rispetto ai criteri identificati. Così si formano Team ad alte prestazioni.